Infortuni al crociato, i giocatori non sono dei robot
Il Dottor Riccardo Ciatti, intervistato dal Corriere dello Sport, dice la sua sul crescente numero di infortuni al legamento crociato per i calciatori professionisti ed individua almeno cinque cause alla base di questo significativo incremento nelle ultime tre stagioni:
La metodologia degli allenamenti, sempre più intensi e sempre più gravidi di fatica per gli atleti.
La stanchezza degli atleti. I giocatori non sono robot capaci di rimanere in campo per 90 minuti, poi di giocare un'altra gara intera, magari a distanza di tre giorni e un'altra ancora , la giornata successiva.
I campi. A volte i giocatori passano da un sintetico di ultima generazione a un terreno in erba oppure lavorano sulla terra battuta, il che non è il massimo per salvaguardare le articolazioni.
Gli scarpini da gioco, sempre più performanti, sempre più aderenti, sempre più tecnologici ma, a volte, forieri di seri rischi quando si piantano sul terreno e tutto lo scarico va sul ginocchio.
Il controllo della forza muscolare. Oggi i giocatori hanno quadricipiti che trent'anni fa se li sognavano, ma bisogna amministrare con cura questa potenza.