Radio Tuttomercatoweb, Dario Marchetti intervista il Dottor Ciatti
Il Dottor Riccardo Ciatti è stato ospite ai microfoni di TMW Radio. Durante la trasmissione, il conduttore Dario Marchetti ha voluto approfondire con il Dottor Ciatti alcune tematiche relative al crescente numero di infortuni al legamento crociato che sta colpendo i calciatori professionisti.
Buon pomeriggio al Dottor Riccardo Ciatti di Villa Stuart. Vogliamo analizzare le tantissime le rotture del Legamento Crociato Anteriore. In cosa consiste e come può avvenire?
In parole semplici il Legamento Crociato Anteriore è un legamento che si trova all’interno dell’articolazione del ginocchio tra il femore e la tibia e che impedisce principalmente due movimenti: la traslazione anteriore della tibia rispetto al femore, e l’intrarotazione.
È uno dei legamenti più stressati dai movimenti tipici dei gesti calcistici, ed è per questo che va maggiormente incontro a rotture.
Negli ultimi 5 anni secondo dati UEFA si sono moltiplicate le rotture del LCA. In serie A su 20 squadre almeno 11 contano una rottura del Legamento Crociato Anteriore. Da cosa dipende? Ci sono delle cause specifiche?
Ovviamente non c’è un solo colpevole. I movimenti più rischiosi sono quelli in cui si associano la flessione del ginocchio ad una torsione della gamba sulla coscia. In termini tecnici questo gesto si chiama flesso-varo-rotazione.
Altro movimento rischioso è l’iperestensione, che per capirci è il classico “calcio a vuoto”.
Negli ultimi tempi, però, è cambiato il tipo di allenamento, con un aumento delle richieste funzionali da parte degli allenatori e dei preparatori. Le partite sono più frequenti, spesso i giocatori sono costretti a giocare tutta la partita nonostante la muscolatura non sia pronta per questo. Il corpo umano non è una macchina e quindi cresce il rischio di infortunio quando si alza l’asticella.
Un altro fattore può essere quello degli scarpini che sono stati perfezionati e sono bellissimi. Oggi lo scarpino è molto più aderente al terreno ed in caso di torsione del ginocchio associata alla flessione, più il piede è piantato a terra e più aumentano le forze sul nostro povero legamento che è inevitabilmente soggetto a rotture.
Direi che tra le cause possiamo individuare anche la disomogeneità dei campi. Oggi ci si allena su terreni di gioco sempre più diversi (sintetico di un tipo o di un altro, erba, terra, terreni fangosi). I recettori propriocettivi per lavorare al meglio devono essere abituati ad uno stesso tipo di campo perché il rischio è quello di cambiare tipo di elasticità e di risposta meccanica del terreno sullo scarpino e di conseguenza sul ginocchio. In pratica, la mancanza di omogeneità dei campi confonde i recettori. Possiamo affermare questo perché, seguendo con Villa Stuart molte squadre russe abbiamo notato come queste, essendo costrette per motivi climatici a cambiare spesso il tipo di campo, hanno una media di rottura del legamento crociato anteriore maggiore rispetto ai numeri italiani ed europei.
Abbiamo notato come i soggetti più a rischio sono i giocatori al di sotto dei 25 anni di età (quest’anno Milik, Tumminello, Conti, Karsdorp). Questo accade perché sono atleti che devono ancora formarsi da un punto di vista muscolare?
C’è della casualità, ma se si vuole trovare un nesso possiamo dire che nei soggetti più giovani (specialmente sotto i 20 anni) c’è una maggiore elasticità con un importante movimento della tibia rispetto al femore. Se la muscolatura non è adeguatamente allenata l’atleta può diventare un soggetto a rischio. Chiaramente è determinante anche la predisposizione individuale di ciascun soggetto.
Ci sono esercizi per prevenire questi infortuni? L’eccessivo lavoro svolto in palestra può incidere?
Sicuramente tenere conto della forza muscolare e della potenza del quadricipite è fondamentale, così come il bilanciamento tra quadricipite e flessori. Ci vuole un equilibrio sul tipo di allenamento. L’utilizzo di pedane elastiche o propriocettive aiuta ma questo va affiancato ad un allenamento in campo, perché in palestra non si può mai riprodurre alla perfezione il gesto che verrà poi eseguito sul terreno di gioco. Come dice una famosa pubblicità, “La potenza è nulla senza il controllo”. Un dato certo è che rispetto ad anni fa, oggi le cosce di un atleta sono il doppio. Si ricorda le partite degli anni 80-90?
Si parla sempre di tempistiche, qual è la sua versione?
L’intervento di crociato consiste in un vero e proprio trapianto. Nel calciatore viene utilizzato più spesso il tendine rotuleo perché permette un ritorno in campo più veloce. Ci sono tanti parametri che vanno considerati: il recupero della forza quadricipitale, la capacità di eseguire test atletici in campo, i test muscolari per verificare i deficit quadricipitali dell’arto operato rispetto all’altro, i test funzionale per il recupero della stabilità. A Villa Stuart per un giocatore che segue quello che chiamiamo “protocollo accelerato” il recupero si assesta sui 4-5 mesi. Per un paziente “normale” e quindi non calciatore, si arriva intorno ai 6 mesi. Chiaramente bisogna poi tenere conto della predisposizione individuale di ciascun soggetto.
Chiudiamo con un suo consiglio alle Società.
È importantissimo osservare attentamente le risposte degli atleti evitando di portarli ai limiti estremi. Perché se una macchina viene spinta al limite rischia di rompere il motore.